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Scovolino dentale: cos’è e come funziona

Tempo di lettura 4 min.

Cos’è e a cosa serve lo scovolino per i denti?

Lo scovolino da denti è uno strumento per l’igiene orale particolarmente utile per la rimozione della placca, di frammenti di sporcizia e cibo dallo spazio interdentale.

Viene chiamato “interdentale” proprio per la sua capacità di operare negli spazi presenti tra un dente e l’altro, lavorando in maniera complementare con lo spazzolino. Lo scovolino serve infatti a raggiungere gli spazi stretti e che, tipicamente, non sono accessibili ai comuni spazzolini da denti.

La corretta igiene di queste zone previene l’insorgere di patologie come carie o gengiviti e la formazione di tartaro. In grado di detergere il centro dello spazio interdentale fino a 2,5mm al di sotto della gengiva, viene considerato lo strumento migliore per l’igiene interdentale dei pazienti affetti da parodontite.

È composto da un manico, di lunghezza simile a quello di un tradizionale spazzolino da denti, e da una testina, formata da una parte centrale in metallo semiflessibile sulla quale vengono inserite le setole in fibra artificiale a forma di cono.

Quali sono le misure dello scovolino per i denti?

Per scegliere lo scovolino dentale più adatto alle proprie esigenze è utile basarsi sulle dimensioni delle fessure interdentali e chiedere il parere di uno specialista.

In commercio sono presenti diversi tipi di scovolino: scegliere il modello più adatto è indispensabile per proteggere la propria salute orale.
Uno scovolino eccessivamente grande, ad esempio, rischia di irritare le gengive se applicato in spazi interdentali stretti. Per ottenere risultati ottimali è necessario che la testina si inserisca con facilità, e senza forzare, negli spazi. Solitamente gli scovolini più diffusi hanno dimensioni che variano da 0,4 a 2 millimetri di diametro.

Come pulire i denti con lo scovolino?

L’utilizzo corretto dello scovolino dentale prevede che lo strumento scorra in maniera delicata e con movimenti orizzontali e verticali.

  • Per quanto riguarda l’arcata superiore, lo scovolino va inserito nello spazio interdentale, senza applicare forza, inclinandolo leggermente verso l’alto. Dopo aver inserito lo scovolino, bisogna effettuare un movimento orizzontale verso l’interno e verso l’esterno. Il movimento deve partire dalla gengiva e procedere fino alla parte esterna della corona dentale, permettendo così alle setole di rimuovere la placca batterica e i residui alimentari.
  • Nell’arcata inferiore, invece, lo scovolino per la pulizia dei denti va inserito dall’alto verso il basso. Al fine di raggiungere in maniera più semplice gli spazi tra i denti posteriori, è possibile piegare la parte in metallo.

Inoltre, è utile sapere che, in caso di infiammazione delle gengive, si può incorrere in fenomeni di sanguinamento durante i primi utilizzi dello strumento.

Quando usare lo scovolino?

L’utilizzo dello scovolino da denti è consigliato per prevenire la formazione della placca batterica, le infiammazioni gengivali, l’alitosi e il sanguinamento.

A indicare la frequenza e il corretto utilizzo di questo strumento deve essere il proprio dentista, in base alle specificità del paziente. Se possibile, è indicato utilizzare lo scovolino dopo ogni pasto consumato.

Qualora non sia possibile seguire questa routine, è consigliato usare lo scovolino da denti almeno una volta al giorno, preferibilmente prima di andare a letto la sera, per rimuovere i residui alimentari accumulati durante l’arco dell’intera giornata.

Meglio lo scovolino o il filo interdentale?

Scovolino e filo interdentale svolgono funzioni simili, offrendo un valido supporto all’azione del tradizionale spazzolino da denti. Entrambi hanno il compito di rimuovere i residui alimentari presenti tra i denti e vengono utilizzati per prevenire l’insorgere di patologie dentarie e per curare l’igiene orale.

In ultima analisi è importante sapere, però, che l’utilizzo di entrambi gli strumenti è sconsigliato a seguito di un intervento di chirurgia dentale, in presenza di fessure interdentali particolarmente strette o di malocclusione dentale, per evitare il rischio di generare un’irritazione gengivale.